Ieri sera ad AnnoZero uno studente di Scienze Politiche de La Sapienza di Roma è intervenuto per spiegare le ragioni del movimento che martedì 14 Dicembre ha costruito mattone per mattone, sanpietrino per sanpietrino la sfiducia a questo Governo.
Seguono polemiche e insulti, da parte del Ministro della Difesa La Russa, massimo esperto di educazione dell’esecutivo. Il Ministro si accende come un razzo a Capodanno e da dei “vigliacchi” agli studenti. Segue discorso sulle forze dell’ordine che, per 1.200 euro al mese, fanno solo il loro lavoro. Difendere i palazzi del potere.
Casini, nella parte dello zio buono, chiede allo studenti (e, per transitiva, ai portavoce del movimento) di prendere le distanze e condannare le violenze di piazza.
Un’offerta “che non puoi rifiutare”! (sennò, “ti possono succedere delle bruuutte cose”).
Ecco quello che gli avrei risposto io:
“Prima di tutto vorrei rispondere alle parole del Ministro La Russa che, con l’educazione e la pacatezza che contraddistingue i “moderati” che rappresenta, ci da dei “vigliacchi” e inveisce copiosamente.
“Vigliacco” è chi scappa. Chi si rifugia, chi evita di agire quando la situazione richiederebbe di prendere posizione, di muoversi.
Il 14 Dicembre, noi eravamo in piazza, per la maggior parte a mani nude (quello che abbiamo tirato, l’abbiamo trovato per strada, lì per lì) di fronte a migliaia di poliziotti, carabinieri e guardie di finanza armate di scudi, manganelli, pistole, lacrimogeni. Equipaggiati del supporto di blindati, camionette, elicotteri.
Ma siamo rimasti. “Noi, vigliacchi”.
Siamo rimasti lì, rischiando la nostra incolumità, per difendere un’idea di futuro, un’idea di società.
Nel frattempo, nei palazzi del Parlamento, circa un migliaio di persone (la “Coalizione dei Coraggiosi”) erano rinchiuse per decidere se difendere o meno una persona dalla sua rovina, il Premier. Pare che lo abbiano salvato, alla fine. “Coraggiosi”.
Il “coraggio” dell’obbedienza al potere, dell’essere supini al Capo, agli ordini impartiti. Orwell non potrebbe descrivere meglio l’inversione di senso della NeoLingua.
Fuori, i poliziotti “da 1.200” erano lì in massa per difendere loro, i potenti, coloro che “non si vedono mai”, che non hanno il coraggio di venire in strada a sentire le ragioni di noi studenti – la Gelmini è almeno due anni che manca sistematicamente a ogni incontro pubblico in cui si paventata anche solo l’occasione della presenza di studenti (in particolare universitari). Chissà se alle elementari, almeno, ha il coraggio di andarci.
La Russa è spavaldo, lui è un guerriero (a parole). Ma lui c’ha i caccia i bombardieri, l’Esercito e Servizi Segreti a sua disposizione. Che uomo “coraggioso”.
I poliziotti “da 1.200 euro al mese” erano lì, dicevo, per difendere i politici. Gli stessi politici che tagliano i fondi al loro Ministero, che li costringono ad uscire a targhe alterne perchè manca la benzina. Lo hanno manifestato giusto qualche giorno fa, sotto Montecitorio, anche loro. Ma in quella occasione, non c’eravamo noi a mettere in atto il “dispositivo di sicurezza pubblica”. Non c’era nessuno.
La Polizia difende i potenti, dicevamo, che sono il problema nostro, il loro e quello di altre migliaia di persone da Terzigno a L’Aquila, passando per i migranti di Brescia.
Già potrebbe essere una buona ragione per credere che stiano, volenti o ubbidienti, dalla parte del problema. Dalla parte dei “coraggiosi” che si blindano in Parlamento.
Ma se anche volessimo credere alla ragione dell’ubbienza, quella che fa rispondere “c’ho famiglia” a chi chiede “chi te lo fa fare”, manca ancora un passo, per poterli definire “vigliacchi”: la prossima volta voltate i manganelli e gli autoblindo, aprite le fila dei cordoni, così vedremo quanti “coraggiosi” siedono in parte al Ministro La Russa in Parlamento e al Governo.
Lo zio improvvisato Casini ci chiede pacatamente di “condannare le violenze altrimenti quelli che ci perdono siete voi”. “Condannare i delinquenti”, “stare dalla parte della Giustizia”. Che bel discorso. Peccato non sentirlo mai quando c’è da votare per l’autorizzazione a procedere per qualche parlamentare mafioso o corrotto.
E quelli che ci perdono, siamo sempre noi.
Ieri il mio compagno ha cercato di spiegarvi che non è esistita in piazza alcuna spaccatura tra i “violenti” e “gli studenti”. Ma, un po’ perchè non l’avete fatto parlare, un po’ forse per l’emozione, non è riuscito a chiarire bene quello che credo essere il pensiero di molti di noi, se non tutti.
Il problema non sono i “nostri” violenti. Il problema non sono i “Black Block”. Quelli, sono e saranno i nostri compagni di scuola e di lotta, con i quali parliamo quotidianamente. Quelli siamo “noi”. Come siamo noi con i libri in mano a difendere il nostro futuro. Come siamo sempre noi che occupiamo i tetti per farci vedere. Quello che è successo martedì è stata una scelta che nasce sì dal sentimento di rabbia e frustrazione, ma anche dall’ultima consapevolezza che a voi di noi, non ve ne frega un cazzo.
Che il problema siete “voi”.
Siete voi che dovete rispondere della cancellazione del nostro futuro.
Siete voi che dovete rispondere dello stupro della nostra società.”
e avrei aggiunto un post scriptum per i “nostri fratelli maggiori”, rappresentati ieri sera da quel giornalista che si dichiarava sostenitore delle ragioni della nostra protesta, ma primo firmatario dell’appello contro la nostra violenza.
p.s.: “A voi, nostri fratelli maggiori, che siete cresciuti, come noi, nel precariato e nell’instabilità. E che oggi prendete la parte di chi ci attacca, credendo di mostrare chessò, “maturità”. La sola, forse, differenza tra noi e (alcuni di)voi, è che noi ci siamo mossi, ci siamo ribellati al sistema distruttivo della precarietà. Che noi non ci siamo limitati ad applaudire gli illuminati “arrivati” che sui giornali raccontavano la nostra condizione con un misto di pietà e benevolenza. Di queste due attitudini, grazie davvero, ma non ce ne facciamo granché. Preferiremmo avere la vostra presenza, il vostro contributo.
Preferiremmo che voi lottaste, con noi.
Non è mai tardi per mettersi in marcia.”
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