La tesi di Sebastien Schiffres [2004] sull’Autonomia Francese dal 1976 al 1984, completa dei 2 libretti di interviste è finalmente tradotta e impaginata (dal vostro fido Redcat 😛 ).
La rendo disponibile in formato “Brochure (resa) A5 Fronte Retro” (dovete solo stamparla, facendo attenzione ad impostare il Fronte Retro!).
È con profonda soddisfazione e grandioso orgoglio che posso rilasciare i PDF frutto del mio lavoro di traduzione, apprendimento di Scribus e impaginazione.
La Semaine Sanglante (Les mauvais jours finiront)
cantata e riadattata da Les amis D’Ta Femme
Il refrain fa:
“Si ma!
Si ciurla nel manico Si esita, ma abbiamo la scelta!
I brutti giorni finiranno
E vai! alla riscossa!
Quando tutti i poveri ci si metteranno”
Bella versione ska di A las Barricadas
cantata sempre dai Les amis D’Ta Femme
“Scendemmo là , dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde, e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d’ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.”
“Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare: poi vidi l’angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d’un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.”
“Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l’immagine, stinse il colore,
ma l’eco lontana di brevi parole ripeteva d’un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era”
Questa storia mi ha fatto palpitare un po’.
In parte perchè scritta in una prima persona diretta, schietta, genuina. Da un ragazzo di provincia cresciuto nella piazza, sulle panchine, con la sua compagnia di amici un po’ fancazzisti e un po’ carogne.
Un po’ perchè questi giovani ribelli che credono e fanno politica più per sentimento che per profonda riflessione intellettuale sembrano davvero non esistere quasi più, anche nel fermento sociale che sta vivendo oggi il nostro paese.
Una storia semplice: un viaggio, di quelli che, ormai, si facevano una volta, in treno, verso una manifestazione immancabilmente nella Capitale. Che è Capitale, mica per qualcosa.
Un viaggio che racconta una storia.
E una storia che racconta delle vite tanto secondarie da essere speciali. Forse paradigmatiche.
Aldilà del finale (che non vi racconto, ma che rappresenta forse il piccolo desiderio covato da tanti), della politica e della gioventù, è lo stato mentale che suggerisce questo racconto ad avermi fatto immedesimare: quel momento, e ce ne sono stati tanti, in cui puoi, devi, in un certo senso, ripercorrere la tua vita per arrivare a spiegarlo, a te stesso prima che agli altri.
Bellissimo fumetto sulla vicenda di Federico Aldrovandi, morto per mano di 4 poliziotti una notte qualsiasi a Ferrara.
E’ da notare come la necessità e la voglia di raccontare questa storia spinga l’autore, il giornalista di Liberazione Checchino Antonini, a ripercorrere anche quella che è la “sua” storia, non solo riguardo il caso Aldrovandi, che fu uno dei primi a seguire e portare al clamore delle cronache.
Antonini, ripercorrendo quel periodo di inchiesta, ci lascia entrare nella sua vita e ci racconta anche molto di sè.
Qualcuno potrebbe obiettare che vada “fuori tema”.
Per me invece è la riprova che raccontare è sempre a partire dai propri occhi, dai propri stati d’animo, dalle proprie alterne vicende che portano, un giorno qualsiasi, ad incrociare un blog su intenet, o un sito d’informazione alternativa e fare scattare la scintilla dell’intuito giornalistico ed umano.
Il passato non è mai banale quando le vicende che ci troviamo a raccontare ci toccano nel profondo.
Bellissimo fumetto sulla vicenda di Federico Aldrovandi, morto per mano di 4 poliziotti una notte qualsiasi a Ferrara.
E’ da notare come la necessità e la voglia di raccontare questa storia spinga l’autore, il giornalista di Liberazione Checchino Antonini, a ripercorrere anche quella che è la “sua” storia, non solo riguardo il caso Aldrovandi, che fu uno dei primi a seguire e portare al clamore delle cronache.Antonini, ripercorrendo quel periodo di inchiesta, ci lascia entrare nella sua vita e ci racconta anche molto di sè.Qualcuno potrebbe obiettare che vada “fuori tema”.Per me invece è la riprova che raccontare è sempre a partire dai propri occhi, dai propri stati d’animo, dalle proprie alterne vicende che portano, un giorno qualsiasi, ad incrociare un blog su intenet, o un sito d’informazione alternativa e fare scattare la scintilla dell’intuito giornalistico ed umano.
Il passato non è mai banale quando le vicende che ci troviamo a raccontare ci toccano nel profondo.
Ancora una volta, la storia di Federico Aldrovandi.
Questa volta raccontata da un giornalista e un operatore professionisti, che fanno un ottimo lavoro di inchiesta ritracciando tutte le fasi della vicenda che vedrà 4 poliziotti condannati per la morte di un ragazzo, Federico.
Una brutta storia di cronaca di provincia che è diventata, grazie alla costanza e alla tenacia, anche di fronte all’aberrante chiusura e “spirito di corpo” della Polizia italiana, della familgia Aldrovandi, un “caso italiano”, per certi versi paradigmatico.
Prima con un misero blog, poi col supporto di amici e qualche giornalista illuminato, sono riusciti a non far cadere il silenzio intorno alla vicenda ed a strappare letteralmente un processo dal quale uscirà che i poliziotti intervenuti in via dell’Ippodromo, a Ferrara, hanno “morto” Federico a suon di botte, rompendogli addosso ben due manganelli.
Vendemmiati, con saggezza e senza sensazionalismo, annuncia infine la scoperta di una possibile nuova pista tutta da indagare sui motivi che portarono Federico, quella sera, ad “incontrare” proprio “quella” pattuglia, con “quei” poliziotti a bordo.
E il “mistero” delle “due voci”, udite nel giardinetto in fondo al vicolo dalla signora che chiamò la Questura quella sera: “Ci sono due nel parchetto che stanno urlando” – “Sono due, signora, è sicura” – “Beh, si, io non li vedo ma ho sentito due voci, uno urlava, sbraitava”.
Nel libro allegato al Dvd (che è il racconto principale) sono contenute infine le trascrizioni delle testimonianze, dei documenti e gli articoli e le lettere della mamma e del papa di Federico.
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