Skip to content


Sayad – Eguale partecipazione alla ricchezza della nazione

UN DIRITTO CIVICO: L’EGUALE PARTECIPAZIONE ALLA RICHEZZA DELLA NAZIONE

[prosegue da qua] Noi chiamiamo «diritti civici», la partecipazione della popolazione immigrata strictu sensu e di tutte le sue propaggini – allo stesso titolo di tutte le altre componenti sociali, e su un piano di eguaglianza con esse – alla giusta ripartizione dei profitti e delle benefici che procura la collettività alla quale si appartiene di fatto. Attraverso il loro lavoro, la loro presenza all’interno della società, grazie al loro apporto economico, demografico, culturale, etc, i migranti partecipano direttamente, o in modo appena mediato, alle ricchezze materiali e simboliche della nazione. Deve perciò ritornare loro una parte che renda giusitzia al loro contributo e che tenga in conto le condizioni, le difficoltà e i bisogni che sono loro propri. Come una sorta di «Terzo Mondo all’interno del mondo sviluppato», l’immigrazione si vede messa nella stessa posizione che i Paesi del Terzo Mondo di fronte alla ricchezza dei Paesi sviluppati, e cioè di fronte alla ricchezza della società nella quale vivono e alla quale contribuiscono. Così come ci si aspetta dai popoli del mondo povero che «si sviluppino» per godere dei benefici dello sviluppo, così si attende che gli immigrati «si naturalizzino» in nazionali e, nello stesso tempo, in cittadini; detto altrimenti, che spariscano come immigrati per godere dei benefici della collettività dei nazionali e dei cittadini.
    Non si può che essere spaventati e scandalizzati dalle proposte che intendono instituire un regime di discriminazione in materia di vantaggi sociali. Escludere gli immigrati dal beneficio degli alloggi, cosidetti, «a vocazione natalista» col  pretesto, da principio, che essi hanno molti bambini e che divenga inutile se non pericoloso d’incitarli a procreare di più e, in seguito, col pretesto che i bambini che essi produranno, anche se questi nasceranno francesi o diverranno francesi al compimento della maggior età, non saranno mai dei Francesi come gli altri, è una misura francamente razzista e segregazionista. La distinzione di sorta che viene operata, su dei criteri apparentementi ragionevoli, si fonda in realtà sull’opposizione irriducibile tra stranieri europei e stranieri originari dei Paesi del Terzo Mondo, i veri «barbari». In più, i primi sono difesi e protetti da accordi internazionali forti e stringenti, mentre i secondi sono sotto la giurisdizione di magre convenzioni firmate tra partener totalmente ineguali. Dei semplici trattati che, permettendo agli uni di «importare» un supplemento di mano d’opera e agli altri di «esportare» un surplus di uomini disponibili, non fanno altro che stabilire una forma moderna di tratta. E, dopo tutto, gli aiuti che si aggiungono alle c.d. "allocazioni familiari"*1 non sono forse quelle, come questi, una parte differenziata del salario? Oltre le considerazioni di ordine morale, che non sono mai assenti dalle disposizioni tecniche, non è forse proprio in difesa degli interessi dei lavoratori nazionali , cioè in vista di prevenire la concorrenza che sarà loro portata dai lavoratori immigrati e, in seguito, in vista di dissuadere il patronato dal ricorso esagerato all’immigrazione, che è stata instaurata l’eguaglianza dei salari tra gli uni e gli altri? [continua] 

*1 Insieme di aiuti alle famiglie comprendenti aiuti all’affitto, copertura sanitaria e altri servizi, anche direttamente monetari [NdT].
—-

SAYAD Abdelmalek, L’immigration, ou, les paradoxes de l’altérité.Tome 2: Les enfants illégitimes, Raisons d’Agir ED., Paris, 2006.

Posted in In Progress, Politica, Sayad - Tomo 2, Sociologia, Tempi Moderni, TeoriAE, Trans-linguismi.