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Sayad – Eguale partecipazione all’ordine comune della nazione

UN DIRITTO CIVICO: L’EGUALE PARTECIPAZIONE ALL’ORDINE COMUNE DELLA NAZIONE

[prosegue da qui]Noi chiameremo «diritti civici», una migliore e più giusta ripartizione dei profitti della collettività, un accesso più giusto e più democratico alle istanze che presiedono a questa ripartizione, così come un controllo più rigoroso dei meccanismi. Tra i pregiudizi causati talvolta dalla perversione di certe istituzioni – sebbene inspirate e animate, alla loro origine e anche oggi ancora, da buone intenzioni – è necessario, tra le altre cose, riparare la doppia ingiustizia che risulta dalla confusione commessa tra trattamento comune, cioè allo stesso titolo di tutti gli altri gruppi, e trattamento specifico*1. Senza dubbio, quest’ultimo portava in se l’illusione di una più grande efficacia e di un rendimento sociale più elevato, ma porta in se la perniciosa tendenza a trasformarsi in un trattamento veramente discriminatorio. Al contrario, il trattamento comune, se sembra perdere in influenza immediata, a di per se il vantaggio simbolico d’essere più conforme all’ideale della democrazia. Il trattamento «specifico», in se discutibile, sospetto, non può giustificarsi che nella misura in cui contribuisce a riparare o attenuare le ineguaglianze esistenti, per popolazioni inegualmente equipaggiate, nell’accesso ad un trattamento sociale comune che si vuole uguale per tutti. Ma, nei fatti, appare evidente che non si tratta di moralizzare un trattamento manifestamente ineguale e discriminatorio: eguaglianza di diritto e ineguaglianza di fatto!
    La routinizzazione dei servizi incaricati di questo trattamento specifico, l’indigenza dei mezzi materiali e umani destinati a questi servizi, la confusione che circonda le loro azioni, l’ignoranza – e, più di questa, la dis-intelligenza (o stupidità) – dei problemi reali dell’immigrazione, la tendenza etnocentrica ad identificare i problemi degli immigrati con i problemi che ha la società di fronte all’immigrazione e, sfortunatamente, la facilità alla quale si lasciano spesso andare i gestori del sociale preposti all’immigrazione, tutto ciò ha condotto ad escludere gli immigrati dai fondi comuni, dai circuiti cumuni attraverso i quali si opera la redistribuzione della ricchezza nazionale, col pretesto che questi dispongono di fondi a loro propri, quelli del Fondo d’Azione Sociale*2. E’ tempo che, per una maggiore giustizia e probità sociale e intellettuale – o, di probità tout court – si riveda da cima a fondo il trattamento specifico dell’immigrazione, la deontologia che vi risiede, cioè, in fondo, la filosofia dell’immigrazione. Siamo lontani dalle buone intenzioni e dalle professioni di fede proclamate inizialmente, secondo le quali l’azione specifica non doveva per nulla al mondo sostituirsi all’azione comune, che resta la regola della democrazia, ma doveva avere il carattere di una prima forma di compensazione – nel modo di uno sforzo aggiuntivo – delle difficoltà iniziali, dello slittamento che patiscono le popolazioni immigrate.
    In generale, ciò che qui è messo in causa, è la definizione stessa dei problemi e dei bisogni reali della popolazione immigrata, così come delle soluzioni da trovare a questi problemi e bisogni; è l’identificazione che la società opera tra i suoi propri problemi e quelli degli immigrati. Porre ciò che si credono essere i problemi degli immigrati ritorna, nei fatti, a porre i problemi dell’ordine sociale, morale, politico nel suo insieme come se l’immigrazione consituisse una minaccia e un rischio di perturbazione dell’ordine della nazione. Insomma, ciò che domanda di essere riconsiderato totalmente e rapidamente è la prospettiva stessa a partire dalle quale si parla dell’immigrazione, da cui, a sua volta, si definisce in maniera autonoma ciò che l’immigrazione è e quali siano i suoi problemi[continua].

Note

*1 Ancora oggi, gli Algerini non sono sottomessi alle stesse regole degli altri stranieri residenti in Francia: il loro statuto è regolato da una convenzione bilaterale rinegoziata periodicamente tra i due Stati [NdE].
*2 Incaricato di finanziare programmi di azione sociale destinati agli stranieri, il Fondo d’Azione Sociale (FAS) ha allargato il suo campo di competenze diventando, nel Novembre 2001, il Fondo d’Azione e di Sostegno per l’Integrazione e la Lotta contro le Discriminazioni (FASILD)[NdE].

SAYAD Abdelmalek, L’immigration, ou, les paradoxes de l’altérité.Tome 2: Les enfants illégitimes, Raisons d’Agir Ed., Paris, 2006.

Posted in In Progress, Politica, Sayad - Tomo 2, Sociologia, Tempi Moderni, TeoriAE, Trans-linguismi.