Skip to content


Sayad – Un diritto civico: un trattamento scolastico uguale per tutti

UN DIRITTO CIVICO: UN TRATTAMENTO SCOLASTICO UGUALE PER TUTTI

[paragrafo precedente]  Nel novero dei «diritti civici», noi includiamo anche un cambiamento nel trattamento che le istituzioni – principalmente l’istituzione scolastica e l’istituzione giudiziaria – riservano alla popolazione immigrata e ai suoi figli.
    La scuola, obbligatoria per l’insieme della popolazione francese da più di un secolo e, per la popolazione straniera residente in Francia, da più di mezzo secolo, tende ad essere assimilata ad un di questi vantaggi in natura che si crede possano essere accordati o ritirati agli immigrati in funzione della congiuntura economica e politica, delle preferenze che si portano, in un dato contesto e ad un dato momento, a quella categoria di popolazione piuttosto che a quell’altra. Il caso di Montfermeil costituisce la prova flagrante, e molto recente, della libertà che ci si può dare qui e infrangere la legga di là; costituisce in se un sensibile segnale d’allarme che rivela la tendenza attuale ad optare per la discriminazione e a banalizzarla*1. L’obbligo scolastico che obbliga tutti i genitori a mandare a scuola i propri figli, obbliga anche le scuole a far loro posto. Se l’infrazione si commette sul terreno in cui l’obbligo scolastico viene fermamente enunciato e sanzionato, la scuola, non infrange forse la sua stessa legge? E che dire, allora, di quest’altra forma di scolarizzazione che non è stata resa obbligatoria, la scuola pre-elementare: classi che si dicono «materne», giardini d’infanzia, asili nido, soggiorni vacanza, etc? Ancora, questa scuola pre-elementare, poichè è posta sotto l’autorità delle municipalità (autorità mandatarie di ben altri mandati che l’immigrazione e secondo delle procedure  dalle quali gli immigrati sono esclusi), perchè è una scuola locale, una scuola del potere locale, si presenta come l’anello più fragile dell’istituzione scolastica in rapporto a ciò che ci interessa.
    Come, di fatto, separare questa prima scolarizzazione o pre-scolarizzazione facoltativa dalla scolarizzazione obbligatoria che andrà a prolungare, quando si ne conosce lo stretto legame, legame funzionale – e non solamente di continuità – che esiste tra l’una e l’altra, dovendo la prima iniziare e preparare vantaggiosamente alla seconda? E’ così che, sotto l’effetto ripetuto di violazioni disparate, la discriminazione finisce per costituirsi in sistema, cioè finisce per generalizzarsi, per fabbricarsi un sistema di giustificazioni, attendendo che ci si renda conto delle virtù: alleggerimento delle spese scolastiche, alleggerimento degli effettivi e della selezione degli stessi e, di conseguenza, alleggerimento del lavoro scolastico, etc. In breve, la discriminazione finisce per «naturalizzarsi» e per produrre quell’assuefazione che è il segno di tutte quelle «cose che van da sè» – e che vanno così bene da sè che si finisce per non vederle più. Un esempio di questo processo e delle perversioni alle quali conduce: compete forse alla scuola controllare la legalità del soggiorno delle famiglie e, facendo ciò, di subordinare l’iscrizione scolastica a questa "legalità"? In principio solo occasionali, queste pratiche, col passare degli anni, si generalizzano. Usando la sua autorità, l’istituzione scolastica in prima persona fa inchiesta sulla situazione familiare dei figli d’immigrati. Poco importano le ragioni, certamente varie e variegate, che la scuola si da per agire in questa maniera, il risultato è lo stesso: ed a valore di complicità oggettiva, cioè non concertata, tra la scuola e l’autorità di polizia, e contribuisce a rinforzare l’attitudine di sospetto generalizzato riguardo la presenza immigrata.
    Come qualificare altrimenti che di «razzismo» il comportamento di numerosi insegnanti che si accontentano di relegare in fondo alla classe i loro allievi figli d’immigrati su pretesto che essi non hanno il livello scolastico sufficiente, che mancano d’interesse per la cosa scolastica o che sono indisciplinati? Od ancora quei professori che orientano i figli d’immigrati nelle filiere più corte e più devalorizzate e devalorizzanti, persino all’intero degli istituti tecnici, su pretesto che questo tipo di formazione, più «economica» in fatto di tempi e di soldi, sono più immediatamente e più sicuramente redditizie? La relegazione in fondo alla classe ne prepara delle altre, infinitamente più cariche di conseguenze. L’ordine della scuola prepara all’ordine della città e prefigura ciò che questo sarà; ciò non può essere straniero alla rivendicazione e alla difesa dei diritti civici. E’ un’esigenza civica della stessa natura che tutte le altre fare il possibile perchè la scuola assicuri un miglior trattamento agli allievi che ha preso l’abitudine di considerare come merce in avanzo, i figli dell’immigrazione e, più in generale, i figli delle classi popolari, francesi o meno. Un trattamento che non maschera la propria carenza, così come non la giustifica nemmeno sotto la copertura della pseudo-specificità «culturale» di questa parte del proprio pubblico. Che si cerchi di pensare i fondamenti teorici ci ciò che viene chiamato «l’insegnamento delle lingue e delle culture d’origine»*2 o che ci si tenga alle forme pratiche, cioè alla maniera nella quale questa viene dispensata, si tratta di un verosimile offesa fatta alla scuola, la quale, in questo modo, smentisce, tutti insieme, lo spirito e la lettera di ciò che essa è, di quello che è il suo funzionamento, la sua finalità, e, quindi, la definizione ch’essa si è data e che impone della cultura; un’offesa alla cultura così insegnata, e, soprattutto, un’offesa a coloro che devono impararla.
L’inferno è decisamente lastricato di buone intenzioni![paragrafo successivo]

 

Note 

*1  Sayad allude in questo passaggio al rifiuto opposto nell’ottobre 1985 da parte del Sindaco del comune di Montfermeil alla domanda di iscrizione di figli d’immigrati «nuovi arrivati» nelle scuole materne e primarie. Nel gennaio 2006, questo anziano eletto fu decorato della Legion D’Onore per mano dell’allora Ministro dell’Interno, Nicholas Sarkozy [NdE].

*2  Si tratta di una misura messa in campo nel sistema scolastico francese a partire dalla metà degli anni ’70, destinata ai ragazzi venuti dall’estero: i corsi erano assicurati da insegnanti recrutati e remunerati dagli stessi Paesi d’origine che avevano firmato la convenzione (Portogallo nel 1973, l’Italia e la Tunisia nel 1974, Spagna e Marocco nel 1975, Yugoslavia nel 1977, Turchia nel 1978 e, infine, l’Algeria nel 1981) [NdE].

 

SAYAD Abdelmalek, L’immigration, ou, les paradoxes de l’altérité. Tome 2. Les enfants illégittimes, Raisons D’Agir Ed., Paris, 2006.

Posted in In Progress, Politica, Sayad - Tomo 2, Sociologia, Tempi Moderni, TeoriAE, Trans-linguismi.