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Proposta per un Kaos organizzato (2003)

NOTA: Questa idea fu partorita dal medesimo ormai 7 anni fa, intorno al 2003. Un periodo storico segnato dalla sconfitta epocale del movimento di Genova 2001 e che, con il riflusso, vide grandi difficoltà per i collettivi di base di attuare qualsiasi cosa che non fosse un volantino o uno scritto. Questa idea è quindi figlia di quel tempo, e di quella esigenza. Altre esigenze, come la pratica libertaria nell’organizzazione, sono maturate in seguito e, visto che ci stavano, le ho aggiunte.

Anni addietro, quando ero un po’ più situazionista e di belle speranze, scrissi di getto sul taQQuino questa idea, mentre studiavo IL noiosissimo Diritto Pubblico che c’hanno tutt* in piano di studi da Astronomia a Scienze della Moda.

Il Principio di Minoranza (minority power)

Detto in due parole, non è altro che il ribaltamento del più famoso “principio di maggioranza”®:

– perché la decisione passi, è necessario avere AL MASSIMO il 50% – 1 (meno uno) dei consensi.

Ovviamente questo ha alcune conseguenze sul piano dello svolgimento, per cui sono necessari alcuni postulati.

Una spiegazione del procedimento: gli intervenienti all’assemblea formulano le loro proposte e, con metodo dibattimentale, si procede alla discussione. E’ prevista modifica, ritiro e presa in carico delle proposte già effettuate in ogni momento del dibattito (Assioma di Frankestein o Le Idee hanno Vita Propria). E’ anche prevista la possibilità di avanzare IN QUALUNQUE MOMENTO nuove proposte, che siano frutto della riflessione collettiva oppure semplici “lampi di genio” estemporanei (Assioma dei Lampi di Genio).

I problemi arrivano al momento della decisione: valendo il principio della maggioranza inversa o principio di minoranza, si può ipotizzare che la tattica principale per affossare una proposta sia quella di votare in massa a suo favore, o almeno, per il 50% + 1 (più uno) dei astanti.

Ma se nonostante il boicottaggio attivo, la proposta dovesse passare (50% – 1), ho ipotizzato un Postulato della Responsabilità per il quale chi vota una proposta, si impegna anche a metterla in pratica (nessuna costrizione, ovviamente; si rimanda ad un sano principio etico della responsabilità).

Questo postulato è fatto apposta per scongiurare, da un lato, i boicottaggi di voto attivo troppo “estemporanei” o troppo organizzati, e dall’altro per legare, a livello di responsabilità individuale, quindi etica, i sostenitori dell’iniziativa a realizzarla effettivamente.

Ho preferito questa strada piuttosto che quella di mettere una “soglia d’accesso” delle preferenze: nessuno sbarramento alla libertà di azione collettiva.

Vediamo due casi limite: ricordando che il promotore può in ogni momento ritirare la sua proposta, si analizzino queste due situazioni estreme 😀 .

La prima vede la proposta fortemente e unanimemente osteggiata dal resto dell’assemblea, la quale voterà compatta a suo favore, decretandone la non attuazione.

(Sarebbe divertente, forse, l’introduzione del voto segreto, per mettere almeno un po’ di problemi etico-tattici a chi si trovasse a votare a favore di una proposta che non condivide, per esempio tramite bigliettini e cappello; lo svantaggio sono i tempi di scrutinio).

Nel caso di unanimità totale (non “bulgara”, proprio totale, 100% dei consensi) io prevederei che la proposta passi, in base al principio che anche l’unanimità è, in un certo senso, contraria al principio di maggioranza. E questo aggiunge un po’ di pepe per le manovre di boicottaggio attivo. E da valore alla realizzazione collettiva.

L’altro caso limite è quello in cui, invece, il proponente sia l’unico votante favorevole alla sua stessa idea.

In questo caso, ferme le libertà di recesso, modifica e “endorsment” (Principio di Frankestein), egli si troverà davanti a due scelte:

– decidere di ritirare la proposta (la regola recita “…in ogni momento…” :P) e quindi di non attivare l’azione;

– decidere di Fare Da Solo (DIY!)

– decidere di mantenere la validazione collettiva della proposta (principio di minoranza), ma di cercare il contributo pratico alla sua realizzazione al di fuori dell’assemblea (che non vuol dire per forza al di fuori dei suoi membri) e, molto probabilmente, non su una logica di validità teorica, quando più sull’interesse/godimento pratico individuale (meglio “soggettivo”).

Quest’ultimo caso-limite illustra pienamente le “nuove” libertà previste dal Metodo di Minoranza:

– il singolo, anche quando “contro tutti”, mantiene la sua libertà di agire (DIY, “coalizione dei volenterosi”, pagamenti in natura);

– è un meccanismo di decisione che mette al centro l’Azione, poiché _in ultima istanza_ è la volontà pratica e fattuale che permette di realizzare qualsiasi impresa (e non è un enunciato teorico)e;

– a livello collettivo, consente di superare l’ostacolo della Maggioranza (ma anche dell’unanimità o del “consenso”), in favore di una moltiplicazione “delle pratiche e dei linguaggi” verso l’esterno, in una dinamica di “piccoli gruppi a progetto”.

Se poi teniamo conto dell’Assioma Lampi di Genio (trad.: “cazzate”, goliardia e chi più ne ha più ne metta!), diventa uno strumento potente di innovazione delle pratiche a livello, appunto, realizzato e non solo teorico o immaginato.

E’ chiaro come sia fondamentale che il gruppo sia cosciente e “preparato” alla conseguenze di questo fatto: una “tattica sopraffina” e una “strategia lungimirante” non sono supportate da questo sistema!

Ne discenderà, guardandolo da fuori, piuttosto un guazzabuglio di azioni spesso scollegate e anche confusionarie, in mezzo alle quali però si potranno ricavare importanti spunti (ecco i Lampi!) per evoluzioni ulteriori in altri collettivi o semplicemente in altre fasi della vità di quel collettivo (alla fine si avvicina di molto ad un “brainstorming”, con la differenza che qui la tempesta, oltre che di idee, è fatta di braccia e di voglia – un “handstorming” ?).

P.S.: una variante per aumentare il tasso, già alto, di goliardia decisionale sarebbe l’aggiunta della Regola dell’Orfano, in linea con l’Assioma di Frankestein: una proposta che non viene più appoggiata neanche dal suo promotore, passa anch’essa dai voti. Oltre che solletticare la barba del filosofo sul concetto di Vita Propria delle Idee, questa Regola renderebbe possibile l’esito 0 (zero). Se tutti votano contro, compreso l’ex promotore, ci si trova in una situazione assolutamente analoga a quella dell’unanimità. Seguendo il concetto di Inversione della Maggioranza, gli ZeroVoti rappresentano proprio, e assai paradossalmente, l’unanimità rispetto al Principio di Minoranza (o di Inverso-Maggioranza): siccome siamo tutti contrari, e/o siccome nessuno è a favore, FACCIAMOLO! (si, è tutto molto Situazionista!).

In situazioni “normali”, inoltre, la Regola dell’Orfano permette una maggiore fluidità concettuale: nel caso in cui il proponente si distacchi dalla sua proposta (per esempio al momento del voto), se essa dovesse passare (quindi avere una qualsiasi Minoranza di voti), l’obbligo etico (Postulato della Responsabilità) impone ai favorevoli di porre in atto l’azione (non vige la libertà di recesso per i meri sostenitori; ciò in linea con il Concetto di Vita Propria delle Idee: se anche i meri sostenitori potessero abbandonare l’Idea, questa decaderebbe e ci troveremmo con una quantità di Morti incredibile sulla coscienza!).

Posti di fronte all’obbligo (etico) di mettere in campo un’azione non propria, ci sarebbe un indubbio stimolo in fase di progettazione e realizzazione, contribuendo sia alla fluidità e mescolanza dei gruppi (e sotto-gruppi) di persone, sia, ancora una volta, innovando con la diversità di approcci, teorici e pratici, attitudini, capacità e desideri, da applicare su un progetto collettivamente concepito (non l’Idea, che è del singolo, ma la sua realizzazione). Ultimo vantaggio: le Idee Orfane hanno perso il Padre (o la Madre) e quindi si riduce la possibilità della formazione di un gruppo attorno alla figura di un leader-Padre/Madre delle Idee, libertà (e responsabilità) non da poco non solo per il gruppo stesso e le Idee, ma anche per tutti coloro che, leaders inconsapevoli (ma va!) o che sinceramente anti-autoritari volessero sperimentare situazioni di decadenza del loro ruolo di capi, insomma, faire le deuil de l’autorité.

E’ chiaro quindi come tutto questo sia, anche, una grande (o piccola) palestra dell’azione collettiva, costruita per sperimentare Idee, pratiche, ma anche modi di relazione all’interno dei gruppi profondamente innovativi, liberi.

Posted in Cazzate, Deliri, In Caput Mea, Politica, TeoriAE.

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