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Libri / Feu au centre de retention

Mia recensione del libro appena finito di leggere, tra un metro e qualche festa pazza (figa la pratica di portarsi i libri in tasca, anche alle feste!).

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Questo libro da la parola direttamente ai sans papiers reclusi nei Centri di Retenzione Amministrativa (CRA – i corrispondenti dei nostri CIE), aprendo una breccia, facendo finalmente diventare “materia”, cartacea, le voci, i rumors, le piccole storie che circolano nella società sulla vita all’interno di questi “campi” del nuovo millennio.
Non sono leggenda le violenze, il razzismo, istituzionale e diretto, le automutilazioni all’interno dei Centri per Migranti (in Francia, in Italia e ovunque esistano come dispositivo di controllo della migrazione attraverso la “polizia”: reclusione ed espulsione).

E’ una lotta, quella quotidianamente agita dai migranti reclusi, che parte da un attacco diretto e costante alla loro Dignità di Uomini.
Nazionalità differenti, diverse le biografie, differenti, per quanto la “scienza amministrativa” si sforzi di incasellarle in profili preconfezionati, le ragioni della detenzione.
Ma uguali nel momento della rivendicazione della loro Umanità.

E’ qualcosa che ha immediatamente a che fare con una parola che, dopo il 1789, qualifica l’Essere Umano: la Libertà.
Non è retorico lottare per la propria libertà. Non è nemmeno utopico, rivoluzionario o idealista.
E’ tremendamente materiale, quando la realtà quotidiana di violenze subite, offese, operazioni mirati di destabilizzazione psicologica messe in atto spingono le persone sull’orlo di una scelta terribile: decidere se mantenere la Dignità, con tutte le proprie forze, essendo disposti a lottare fino alle estreme conseguenze; o rinunciarvi, sfiancati dall’opera costante e deliberata dei controllori, arrivando fino al gesto estremo della disperazione rappresentato dall’automutilazione per rinviare un espulsione che, implacabile come la morte, difficilmente sarà comunque evitata.

Ma insieme questo libro racconta finalmente che la lotta non solo è giusta, sacrosanta e che va sostenuta, dall’esterno, con tutte le forze possibili e con tutti i mezzi possibili, a partire dai più semplici come può essere quello di chiamare i reclusi, ma di più, che la lotta vince sempre. Anche quando “perde”, formalmente.
Con l’incendio del CRA di Vincennes (Parigi), il 21 e 22 Luglio del 2008, l’apparato di detenzione ed espulsione (“la machine à expulser” – la bella formula trovata dai curatori del libro, nonchè militanti della solidarietà attiva alla lotta interna al Centro) ha dovuto fermarsi e mettersi in discussione. Sono diminuiti i rastrellamenti di migranti nelle strade,
davanti alle scuole, nelle residenze per migranti. Sono diminuite anche le convocazioni davanti al giudice per procedure d’espulsione (ne esistono di vario tipo in Francia, penali o amministrative).
Buona parte dei migranti che erano rinchiusi nel CRA di Vincennes è stata in seguito liberata.

Chiaramente, questa vittoria non vuol dire che la guerra sia finita: lo Stato, i suoi apparati mirati al controllo dei migranti, si riorganizza: costruisce centri sempre più piccoli, in maniera da poter controllare più facilmente eventuali rivolte; appende alla forca in pubblica piazza i “capri espiatori” della vicenda, imputando a 8 persone l’incendio di Vincennes, con pene fino a 8 anni (processo tuttora in corso).

La Libertà è una lotta che non finisce mai.

Posted in Materiali, Politica, Riflessioni Personali, Sociologia, Sosta (Vietata), Tempi Moderni.

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2 Responses

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  1. redcat says

    Nessun posto fu più adatto! 😛

    Per quanto riguarda il libro, purtroppo non sono più andato avanti a tradurre, causa altri impegni di lettura e studio.
    E, purtroppo ancora, il libro non è in mio possesso ma in quello della biblioteca dell’Università Paris 7 et tante altre per fortuna.
    Grazie per avermi ricordato di un eventuale prossimo acquisto:P

    L’ultimo problema è che io tra poco prenderò la via delle meritate vacanze, quindi i tempi brevi…non so…te che tempi hai?

    Se mi lasci un blog o un altro mezzo per contattarti (NO Facebook, non ce l’ho e non ho intenzione di farlo) possiamo vedere cosa posso fare (se mi lasci la mail, ricordati di mettere “at” al posto della “@” e “punto” al posto del “.” – protezione anti-spam fai-da-te ;P

    :R

  2. Federica says

    Mi spiace tantissimo scriverti qui, ma non trovavo altro modo.
    Ti scrivo in relazione al testo
    SAYAD Abdelmalek, L’immigration, ou, les paradoxes de l’altérité. Tome 2: Les enfants illégitimes.
    Dicevi che saresti andata avanti a tradurre, ecco mi sarebbe molto utile, purtroppo con una certa urgenza, la parte strettamente relativa ai figli dei migranti e quella relativa ad aspettative e strategie. Chissà se e quando la tirerai fuori, io ci ho provato, anche se forse è una richiesta vaga.
    Ti saluto con gratitudine.