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Secondo me non si riesce a cogliere l’enorme vittoria ottenuta oggi dal popolo No Tav se si rimane dentro una logica di bruta forza di occupazione: forza che ha permesso alle forze di polizia di prendersi militarmente il cantiere qualche giorno fa e che è stata inutile oggi di fronte al cambiamento di strategia imposto dai No Tav.
I No Tav, oggi, hanno giocato un altro gioco, sono riusciti ad imporre altre regole (e già questa è una grandissima vittoria). Era infatti impensabile per chiunque non tanto riuscire a “riconquistare” tutta l’area del cantiere (oggi è stato quasi fatto) ma soprattutto a tenerla. I mezzi, le forze fresche, i blocchi stradali, in una parola il potere che la controparte ha in mano è troppo grande, ancora, per lasciarsi scappare l’occupazione di un terreno per più di qualche, o anche molte, ore. E’ la logica militare: sbarco, bombardo, picchetto, militarizzo, attacco e contrattacco sempre con il massimo della potenza di fuoco disponibile. E’ vero, non possono certo mantenere migliaia di poliziotti in Valle per tutta la durata dei lavori prevista (20 anni!). Ma possono di certo “occuparla” militarmente tutte le volte che vogliono.
La strategia usata dai No Tav oggi, dicevo, mi sembra di un’altra pasta, più “giocosa”, pur nel drammatico, a volte, mettere in gioco i propri corpi e le proprie vite.
Mi piace pensarla come un enorme Ruba Bandiera: l’obiettivo non era ri-occupare militarmente il terreno (con quali “armi”? con quali mezzi per difenderlo? e poi perché gli abitanti avrebbero dovuto occupare militarmente il loro territorio, è già loro!). L’obiettivo era dimostrare di essere capaci di superare le recinzioni, di resistere ai contrattacchi lacrimogeni, tenere in scacco per un’intera giornata le forze del denaro e poi rifluire, riportando la bandiera sana e salva a casa.
Come a Ruba Bandiera, è stata l’invulnerabilità del fronte di occupazione la posta in gioco, ed ha perso malamente.
Si sono aperti varchi, si sono sventolate le bandiere No Tav, si è resistito e soprattutto si è tornati (quasi) tutti a casa, sani magari non proprio, ma salvi e vincitori. E, diciamolo, sia gli arresti che le manovre poliziesche hanno fallitto, ottenendo solo dei risultati minimi e miseri.
Ora per i (per fortuna pochi) compagni/e arrestati non resta che riuscire ad imporre l’ultima regola del Ruba Bandiera: Conquista Bandiera Libera Tutti/e!
Oggi Polizia, Politica e Organi d’Informazione ufficiali si sono sperticati nel tentare di raccontare una realta da Afghanistan talebano: infiltrati, terroristi, Black Block, poliziotti feriti, etc etc. Ed è stato esaltante per chi come ha seguito tutta la giornata su internet vedere come la disinformazione si è mangiata la coda, contraddicendosi senza sosta per tutta la giornata. La pagina della diretta di Repubblica in questo senso è l’emblema della falsità del mainstream che non riesce neanche più a mascherarsi.
Tra le più infami, l’accusa della Questura ai manifestanti di aver provocato incendi. Ma non tiravano sassi?E voi non tiravate lacrimogeni?Allora chiediamo al bambino di 4 anni: che cosa brucia, un sasso o un lacrimogeno?
E poi, volendo approfondire, i manifestanti stavano nei boschi, i poliziotti sopra i ponti e dentro il cantiere. Chi dei due mirava a zone con alberi?
E meno male che siete “preparati militarmente”…
Hanno detto che erano pochi (7 000 secondo la Questura). Qualche ora dopo in migliaia assaltavano le recinzioni (da un rapido conto secondo Repubblica sono stati 2-3000 almeno). Ma erano pochi “facinorosi, professionisti europei della violenza”. Ma a Chiomonte altri (i “buoni”?) allestivano il pronto soccorso per i compagni feriti (i “cattivi”?). In queste tre frasi ci sono almeno 3 corto-circuiti: erano pochi (non vero); i pochi erano violenti (ma non erano pochi neanche questi), separati dai “buoni” (ma i “buoni” li curavano e aiutavano). E tutti (politici)a dissociarsi, a condannare e condannarsi all ‘ennesima figura di merda. Rileggetela quella pagina. Si legge chiaramente l’impostazione di una linea mainstream di legalità e blocco di potere (il solito dividi et impera tra “violenti” e “non-violenti”, il gioco di legittimazione dei “buoni” e delegittimazione dei “facinorosi”), che viene erosa ed infine completamente dilacerata dalla realtà che è filtrata stavolta attraverso i siti del movimento.
Si perché la grande novità sta nel fatto che stavolta l’informazione alternativa ha “bucato” il mainstream, costringendolo a parlare con le nostre parole, a contraddirsi nelle note redazionali, ad esporsi come scribacchino rinchiuso nelle stanze della servitù del potere (dichiarazioni di politici, amministratori, poliziotti e questurini e neanche un inviato in loco!).
Questo risultato, questo ulteriore “sfondamento” del mainstream fa il paio con la grandissima capacità di attivazione e mobilitazione che i siti di movimento hanno saputo innescare e sono riusciti a sopportare (dal punto di vista dei mezzi e macchinari per streaming, siti, video, foto, etc etc). La Rete stavolta ha innondato tutto.
Finisco. So che dovrei lasciarli perdere nella loro infamia, ma non ci riesco: un questurino si è permesso di definire “vigliacchi” i manifestanti perché (cito a memoria) “attuando una tattica di guarriglia, tirano i sassi e poi scappano”. Avevo già scritto sulla “vigliaccheria”. E una roba che mi fa particolarmente incazzare. Perché va bene che cerchi di dividere, di creare i “mostri”, di legittimare la repressione presente e futura, ma mettendola sul piano etico sti signori se lo meritano tutto uno “schiaffo” dialettico.
E’ ovvio, quello che rispondo/rispondiamo: chi è il “vigliacco”, colui che senza mezzi mette a rischio la sua incolumità per raggiungere un obiettivo tanto ipotetico quanto simbolico, oppure è “vigliacco” chi con un enormità di mezzi a sua disposizione schiaccia con la forza i deboli che si ribellano?
Il “vigliacco” è il potente, tutte le volte che basa la “vittoria” sulla logica della (propria) forza.
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